La gestione FIAT

Si poteva fare meglio? La domanda sorge Gianni Agnellispontanea. De Tomaso poteva gestire meglio una delle case automobilistiche più prestigiose del mondo?
La situazione che ha dovuto affrontare avrebbe messo in difficoltà chiunque: la Maserati era praticamente chiusa, gli impianti erano obsoleti, i modelli mancavano di ogni attrattiva e la crisi sociale ed economica deprimeva ogni iniziativa e slancio.
L'argentino ha subito avuto le giuste intuizioni e la giusta strategia: costruire una vettura del tutto nuova, all'avanguardia, capace di prestazioni degne del nome Maserati ma di cilindrata e prezzo notevolmente inferiore a quanto proposto fino ad allora.

L'estrema necessità e urgenza di fare rientrare in cassa nuovi fondi non consente di studiare con la dovuta cura le problematiche di un progetto così complesso e innovativo come quello della Biturbo, il modello destinato, nei piani di De Tomaso, a risollevare le sorti della Casa.
La vettura, elegante, spaziosa, potente e veloce, viene messa in vendita ancora immatura e dopo il successo iniziale, definito il miracolo Biturbo, arriva il momento dei problemi meccanici, di affidabilità e delle inevitabili polemiche.
A nulla vale il costante aggiornamento della meccanica e il lancio di nuovi versioni e modelli: la Maserati ha ormai perso la credibilità e, con essa, i clienti.
Per i piccoli atelier di auto di lusso non appoggiate dalle grandi industrie automobilistiche non c'è più spazio. Non c'è mai stato spazio.
Per le  piccole aziende, e per i romantici, non è possibile sopravvivere.
I Maserati lo avevano capito, gli Orsi lo avevano capito. De Tomaso decide per troppo tempo di non appoggiarsi a una grande industria automobilistica.
Unicamente con i propri mezzi, ma oramai esangue, la Maserati arriva fino al 1990 anno in cui finalmente De Tomaso cede il 49% delle quote alla FIAT.
In concomitanza con l'ingresso di FIAT nel capitale sociale del Tridente, viene presentato un nuovo interessante modello: la Shamal, sempre sulla base della Biturbo ma dotata di motore 8 cilindri, sempre bi-turbo, di 3,2 litri di cilindrata, capace di prestazioni entusiasmanti.
Questa vettura dà un soffio di vitalità alla Casa ma per poco.
Il destino riserva un duro colpo anche a de Tomaso: nel gennaio del 1993 viene infatti colto da ictus.
Quello stesso anno FIAT Auto acquisisce il 100% della Maserati.
A lei dunque l'arduo compito di salvare un'azienda dal nome prestigioso ma dalla realtà desolante a livello di prodotto e, per la prima volta, di immagine.
Sotto la guida della FIAT vengono presentati la Ghibli e la Quattroporte IV dotata anche del motore 8 cilindri della Shamal ma è con la 3200 GT che le cose cominciano a volgere al meglio.
A quel punto, siamo nel 1997, la direzione della FIAT decide di affidare a Luca Cordero di Montezemolo e alla Ferrari l'incarico di rilanciare la Maserati.